Archiviazione
Organizzare il proprio archivio fotografico significa investire sul futuro salvando il passato, un’operazione quindi dalla valenza contemporaneamente culturale, personale, affettiva, professionale, commerciale. Una problematica che tocca fotografi, redazioni, case editrici, istituzioni, aziende.
Rispetto al classico archivio fisico ordinato alla meno peggio, l’avvento della fotografia digitale, dello storage di file e dei database ha consentito di indicizzare le foto in maniera molto più puntuale ed esaustiva. Per contro, il lavoro di archiviazione connesso a ogni singola immagine è aumentato per quantità e soprattutto per competenze.
Ci sono questioni semantiche (legate alla contestualizzazione, alla scelta delle keyword, alla redazione delle didascalie, ecc.) e ci sono questioni tecnologiche (formato e risoluzione dei file, scansioni, restauro digitale, ecc.).
Siccome la strutturazione razionale di un archivio fotografico digitale impone un “albero di decisioni” molto complesso, non si può improvvisare.
Dunque la consulenza di un professionista, anche in questo campo, è un passo decisivo. Nell’intraprendere il cammino dell’archiviazione digitale, si fanno scelte di fatto irreversibili: una foto archiviata e tutto il lavoro che ha comportato è “per sempre”. Difficile poter ritornare sui propri passi dopo che scelte operative e investimenti sono in atto da tempo.
La “forma” di un archivio deve essere univoca e coerente. Non solo, spesso è una lotta contro i numeri e contro il tempo: si parte da decine o centinaia di migliaia di foto, e i volumi sono critici rispetto alle forze in campo. Affrontare una tale mole di lavoro in maniera indiscriminata rischia di portare al naufragio; allora il lavoro del photo editor è in primo luogo quello di scremare, individuare e valorizzare le foto migliori, ridurne le ridondanze, accorparle, valutarne le caratteristiche estetiche, contenutistiche, storiche e commerciali.